la parola della domenica

 

Anno liturgico A
omelia di don Angelo nella Domenica di Pasqua
secondo il rito romano



 

 

At 2,1-11
Sal 103
1Cor 12,3-7.12-13
Gv 20,19-23

Era ancora buio - così annota il vangelo di Giovanni - quando la donna, Maria di Magdala, aprì l'uscio di casa e sola, nel buio, si recò al sepolcro "e vide che la pietra era stata ribaltata via dal sepolcro".

Era ancora buio: e la notazione del vangelo non diceva forse solo il tempo della giornata, ma il tempo del cuore. Del cuore della donna di Magdala, che forse era stata desta tutta la notte, per quel buio nel cuore.

Il buio del cuore era appeso a quella croce, a quella morte di croce del suo amico e Maestro: "si fece buio" -è scritto- "fino alle tre del pomeriggio".

Era il buoi di quella morte. Anche la tomba vuota non dissipa dentro di lei quel buio, perché immagina un trafugamento di cadavere; siamo ancora nel regno della morte, e dove regna la morte è buio, buio totale.

Anche noi veniamo da un venerdì di croce, da un sabato di silenzio, del silenzio di Dio. E abbiamo rivissuto in questi giorni quel buio.

Impigliata a quella morte era la domanda, la grande domanda: dunque rimaniamo sotto il potere della morte?

Il Figlio di Dio, Gesù di Nazaret, che - secondo Pietro - "passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui", rimane a sua volta, "sotto il potere" della morte? Ma, allora, Dio era con lui?

E non era questa la domanda, la grande domanda del venerdì della Croce: sei con me, Dio, o mi hai abbandonato?

È la grande domanda che attraversa tutti i giorni bui della storia, la domanda che attraversa i giorni bui del cuore.

Ma il buio a poco a poco si va stemperando ed è l'alba della Risurrezione, l'alba che vive e vibra di questo annuncio che di generazione in generazione è arrivato fino a noi oggi e noi oggi lo passiamo alle generazioni future. "Dio era con lui", Dio non ha lasciato quel figlio, spirato di croce, sotto il potere della morte. Risuscitandolo ha dimostrato che era con lui: quella risurrezione è il sigillo di Dio su di lui.

"Morte e vita" - canta la Sequenza antica - "si sono affrontate in un prodigioso duello. Il Signore della vita era morto; ma ora, vivo, trionfa".
È la fede nella Risurrezione.

Fede che, secondo i vangeli, filtra a poco a poco nei cuori. Perché questo è lo stile di Dio: di non soverchiarti. È uno stile rispettoso della tua libertà. È uno stile umile, silenzioso, nascosto anche nel più grande degli accadimenti della storia.

E infatti nessuno -così, se stiamo ai vangeli- l'ha visto risorgere. E, soprattutto, non risorge secondo i moduli interpretativi pittorici consueti, con vessilli in mano.

Giovanni non vide i vessilli di Cristo, vide poche e povere cose, che custodivano per il suo cuore, per come erano messe, una luce: entrò, vide le bende per terra e il sudario che gli era stato posto sul capo, non per terra con le bende, ma piegato in un luogo a parte, vide e credette.

Poche cose e la luce della risurrezione che le abita sono all'inizio di questa fede, che noi, questa mattina, passiamo come la grande risposta di Dio, alle generazioni future.

La passiamo -permettetemi questo breve ulteriore passaggio- non solo con parole e con canti, non solo con accensioni ed incensi, la passiamo -così invita nella lettera S. Paolo- con la nostra vita. Togliendo - dice S. Paolo - tutto ciò che è lievito vecchio, per essere pasta nuova.

O, per tornare alle immagini del vangelo, deponendo dalla nostra vita tutto ciò che allude alla morte, deponendo sudari e bende, deponendo tutto ciò che ferma e impedisce, tutto ciò che soffoca la libertà e la vita dei figli di Dio, deponendo i segni della morte.

Che il Signore è risorto dillo con la tua vita. Ripetiamo tutti il rito della Pasqua ebraica: andiamo anche noi a scovare tutto ciò che è fermento d'ipocrisia, in noi, nella chiesa, nella società, con l'impegno di allontanarlo. E saremo pasta nuova.

Che Cristo è risorto dillo con una vita, che sia segno di Gesù di Nazaret: "Deponete l'uomo vecchio e rivestitevi di Cristo".

 

 


 
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