la parola della domenica
Anno
liturgico B |
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Es
24,3-8 Questo
è un mistero che celebriamo ogni domenica: il mistero del corpo
e del sangue del Signore. A volte penso che si è vivi finché si è capaci di sorprenderci, di provare stupore per quanto ogni giorno avviene. Anche le nostre Messe sono vive finché si è capaci di provare stupore: chiamare lo Spirito sul pane e sul vino e poi dire: "mistero della fede"! E
quando diciamo "mistero" - noi praticanti a volte lo dimentichiamo
- diciamo qualcosa che ci sfugge. Gesù Cristo è uno, è il Gesù storico, che la sera del tradimento, nella grande sala al piano superiore, mentre mangiavano prese il pane... e poi prese il calice. L'Eucaristia
dunque non è un altro Gesù Cristo, ma è il vincolo
tra noi e il Gesù della storia. "Mosè" - dice il libro dell'Esodo - "prese il sangue e ne asperse il popolo, dicendo: Ecco il sangue dell'alleanza". La lettera agli Ebrei: "...quanto più il sangue di Cristo purificherà la nostra coscienza". E Gesù, nella sala al piano superiore: "Questo è il mio sangue, il sangue dell'alleanza, versato per molti". Dobbiamo confessarlo: la visione del sangue crea in noi un certo malessere, quasi stessimo male, solo a vederlo, a volte fino a svenire. Ma l'immagine del sangue legata all'Eucaristia, è l'immagine di un sangue donato. Perdonate l'accostamento: per qualche verso vicina - l'immagine - a quella del sangue delle trasfusioni. È il sangue che splende dell'amore. Dell'amore di Dio per noi. È il sangue che fa vivere. Sangue dell'alleanza, dice la Scrittura. Segno dunque di un vincolo forte, un vincolo fino al sangue. Non è un vincolo sbiadito, un vincolo pallido, un vincolo "esangue" senza sangue, è un vincolo forte, perdonatemi l'aggettivo, sanguigno. Non so se sempre lo pensiamo quando siamo qui la domenica: se pensiamo che siamo qui a rendere, nell'Eucaristia, vivo, sanguigno questo vincolo con Dio, non il Gesù storico, che non è un Gesù qualunque, è il Gesù di Nazaret che ha detto quelle cose e non altre, che pensava quelle cose e non altre, che fece quelle scelte e non altre. In questo senso è illuminante la lettura dell'Esodo che vede il rito del sangue come a suggello di quanto era scritto nel libro. "Mosè
prese il libro dell'alleanza e lo lesse alla presenza del popolo. Dissero:
"Quanto il Signore ha ordinato noi lo faremo e lo eseguiremo". Così dovrebbe essere delle nostre eucaristie domenicali: il rito del pane e del vino come a riannodare il vincolo con gli orizzonti di vita proposti dalla Liturgia della Parola, come a riprendere il nostro impegno a vivere l'esistenza umana come l'ha vissuta Gesù. Voi certamente mi avete capito: l'Eucaristia non è un rito avulso dalla vita; celebrandola nelle chiese corriamo anche questo pericolo. Pensatela nella sala grande al piano superiore, dentro una casa. Quasi vincolo a rinnovare noi stessi -in questo senso "sangue che purifica le nostre coscienze"- e a portare l'orizzonte del Vangelo nelle case, nell'esistenza quotidiana. Vincolo, l'Eucaristia, a essere, a nostra volta, sangue versato e non sangue succhiato. Voi mi capite, una vita nell'orizzonte della trasfusione e non dell'asfissia, togliere aria. Ci
è difficile in questi giorni staccarci dall'immagine dei 58 ragazzi
cinesi morti d'asfissia in un camion frigorifero. |
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