la parola della domenica
Anno
liturgico C |
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Pr
8,22-31 Ha un senso la memoria liturgica della SS. Trinità? Sì, se il mistero di Dio non lo impoveriamo a un balletto di numeri; sì, se il mistero di Dio respira dell'incanto del Libro dei Proverbi, della passione del cuore di Paolo, della tenerezza delle parole di Gesù nel discorso d'addio. Questa festa è come un'oasi di contemplazione, dopo la pienezza della Pentecoste. Il
cammino ti ha portato alla soglia del mistero. E dalla fessura della soglia
puoi intravedere, puoi contemplare. E forse anche noi nei libri e nelle riviste di teologia o nelle chiacchiere religiose. E non alzi lo sguardo. Con
l'esito -esito nefasto- che Dio sia ridotto a numeri e diventi un Dio,
quanto meno, noioso. Ecco, il Dio legato ad alcune immagini, ad alcune formule è morto! Quale Dio predichiamo? E, ancora, come possiamo raccontarlo? Con la poesia, certo, come fa il libro dei Proverbi, con la passione come fa Paolo nelle sue lettere, con la tenerezza come fa Gesù con i suoi discepoli. Forse ci basterebbe rileggere i pochi versetti del libro dei Proverbi che oggi abbiamo ascoltato per sentirci portare lontano -quanto lontano- da certe immagini così noiose di Dio, un Dio chiuso, imprigionato nell'immobilità, nell'impassibilità. Si
parla di un Dio che fin dall'inizio ha una compagna, un partner, nell'atto
della creazione. È la Sapienza. È -pensate- il suo architetto.
Dio ha un architetto, un architetto che immagina, che progetta, che suggerisce,
che inventa con lui. E Dio la guarda con gioia, come si guarda con gioia,
si contempla, un bambino piccolo che gioca. E chissà, chissà -mi chiedevo- che non possa far festa anche oggi, per gli architetti che sognano e inventano, che creano bellezza e armonia, che contrastano il degrado, l'abbrutimento della terra. La
poesia del libro dei Proverbi, la passione di Paolo nelle sue lettere.
Paolo che ci assicura della speranza che ci è toccata, una speranza
che non delude "perché l'amore di Dio è stato riversato
nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che c'è stato dato". E
noi abbiamo accesso a questa grazia. Lui conosce i nostri limiti, sa che cosa possono portare, di rivelazione, le nostre spalle: " per il momento non siete capaci di portarne il peso". Ma
ci promette lo Spirito "che vi guiderà alla verità
tutta intera". Ci introdurrà alla sapienza del vivere, quella sapienza custodita nella vicenda terrena di Gesù, questa sapienza sulla nascita, sulla vita, sulla morte, la sapienza del vivere che, secondo Gesù, ha questo suggeritore meraviglioso: lo Spirito che ha messo la sua dimora nei nostri cuori. |
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