la parola della domenica

 

Anno liturgico A
omelia di don Angelo per la 6ª Domenica del Tempo Ordinario
secondo il rito romano



 

 

Sir 15, 16-21 (greco vv.15-20)
Sal 118
1Cor 2, 6-10
Mt 5, 17-37

Vorrei fare una premessa. Mi è venuto spontaneo -rileggendo in settimana questo brano di Matteo- ripensare ai miei commenti del passato. E in qualche misura, anche vergognarmene. E ringraziare Dio - sì, ringraziarlo - di vivere oggi.

Certo, per alcuni aspetti, le vicende di oggi ci fanno rimpiangere i tempi passati. Ma, per altri aspetti, e non sono pochi, c'è da ringraziare Dio di vivere oggi. Io vorrei ringraziarlo per come la Parola di Dio riceva oggi più luce da una esegesi più attenta e più critica. E vorrei ringraziare Dio per alcuni incontri provvidenziali, anche con alcuni di voi, sensibili e attenti alla ricchezza della tradizione ebraica. Ricordo alcuni miei commenti del passato a questo brano di Matteo, commenti nei quali Gesù certo appariva come uno che non abrogava la legge di Mosè, ma in pratica era come la rendesse inutile, la sostituisse. Come se dicesse: "Fu detto agli antichi... Ma voi cancellate. Io vi dico...".

Commenti che sembravano dire: Gesù è il nuovo Mosè. E' inutile ricordare quello antico. Il monte delle beatitudini è il nuovo Sinai, il monte della legge nuova. Non perdiamo tempo a ricordare il primo Sinai o la legge antica.

Spesso siamo andati per queste strade, le strade della sostituzione: Gesù sostituisce Mosè, le beatitudini del monte sostituiscono le dieci parole del Sinai, il Vangelo sostituisce la legge di Mosè, il popolo cristiano sostituisce il popolo ebraico. Questo schema della sostituzione - se leggi attentamente il brano di Matteo - non regge.

Pensate solo di quanto amore per la legge, per la Torah, siano ricolme queste parole di Gesù: "Scordatevi" -dice- "che io sia venuto a dissolvere (katacu,w) la legge e i profeti. Non sono venuto a dissolvere, ma a compiere. Amen, infatti vi dico: finché non passeranno il cielo e la terra, né una sola "i", né una sola virgola passerà dalla legge, finché ogni cosa avvenga". Quanto amore se si dice che neppure una "i"! La lettera "iod" è la più piccola nell'alfabeto ebraico... e poi la scrittura ebraica non ha virgole, ma tanti altri minuscoli segni di carattere equivalente. Matteo, che li conosceva bene, vuol dire che Gesù non sposta nemmeno una virgola allo "sta scritto". (Alberto Mello)

Mi viene spontaneo pensare alla festa che ancora oggi gli ebrei celebrano alla conclusione dell'ottava di Sukkoth, una festa che si chiama "Simchath Torah", che significa "gioia della legge". Quando noi diciamo legge per lo più pensiamo: peso, fatica, restrizione. La gioia della legge! E i ragazzi e i giovani ebrei che sulla spianata del tempio cantano e danzano stringendo tra le braccia i rotoli della legge, come se stringessero tra le braccia il corpo della loro ragazza.

La legge come la donna che ami. La legge come libertà: non è che sia più libero un bambino perché non gli dai nessun orientamento: si smarrirà: Non è che sia più libero se non lo aiuti a chiamare con il loro nome le cose, a distinguere l'acqua dal fuoco. ti ha posto davanti il fuoco e l'acqua" dice il libro del Siracide.

Che gioia dunque la legge che è luce per i tuoi occhi. E Gesù che cosa fa? Non la dissolve, ma le dà compimento.

Siamo noi che abbiamo chiamato "antitesi" le parole che oggi abbiamo ascoltato, quasi fossero parole "contro", antitesi: parole contro ciò che è stato detto dagli antichi.

Le parole di Gesù non sono parole contro, ma parole che fanno parlare di più la legge antica - che non ha ancora detto tutto- o, meglio ancora, fanno parlare il cuore della legge di Mosè.
Gli antichi - dice Gesù - nella legge hanno intravisto fin qui. Ma tu puoi andare oltre, nel suo cuore puoi trovare ancora di più. Se tu arrivi al cuore, l'orizzonte della legge si dilata.

Se tu vai al cuore della legge, forse non trovi scritto soltanto di non uccidere, ma anche di non insultare, non solo di non commettere adulterio, ma anche di non guardare in modo ambiguo una donna, non solo di non spergiurare, ma di non giurare, perché le parole hanno già una forza in se stesse.

"Fa parlare dunque il cuore della legge!" - sembra dire Gesù - "Fa parlare la sua anima segreta".

E ritorna alla mente l'immagine dei ragazzi e dei giovani ebrei che danzano stringendo tra le braccia i rotoli, quasi fossero la ragazza che amano.

Se è vero il rapporto con la ragazza che ami, non è un rapporto concluso, codificato, non è un rapporto fermo, come se tutto già fosse detto: c'è qualcosa da scoprire, da ascoltare, qualcosa che ancora oggi ti fa essere, ti rigenera.

Così la Torah, la legge - dice Gesù -: io sono venuto a svelartene l'anima segreta, non impoverirla, non inaridirla, non immobilizzarla. Portala anche tu a compimento ogni giorno.

 

 


 
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