la parola della domenica

 

Anno liturgico B
omelia di don Angelo nella 6ª Domenica del Tempo Ordinario
secondo il rito romano


 

 

Lv 13,1-2.44-46
Sal 31
1Cor 10,31-11,1
Mc 1,40-45

Ogni volta che rileggo questo brano del Vangelo di Marco, la mia mente va a quel lontano, anonimo, amanuense che, trascrivendo questo brano di Vangelo in un papiro, aggiunse una bellissima, commovente preghiera e la mise sulle labbra del lebbroso del vangelo, una preghiera che potrebbe stare sulle nostre labbra: "O Gesù, che cammini con i lebbrosi e mangi con loro, pure io sono lebbroso. Se tu vuoi, puoi sanarmi".

Tra i tanti titoli che potremmo dare a questo brano, forse potrebbe stare anche questo titolo: "Una storia di trasgressioni".

Una prima trasgressione è quella del lebbroso che si avvicina: "...e viene a lui supplicandolo". È un atto di patente trasgressione della legge: la legge ordinava che se ne stesse fuori dall'abitato, se ne stesse solo e, nel caso si avvicinasse, gridasse: "Immondo, immondo", il tempo per un "fuggi fuggi" generale.

La seconda trasgressione è quella di Gesù che tocca il lebbroso. Lo toccò. "Stesa la mano, lo toccò".

Notate l'immediatezza e la semplicità di questo gesto e insieme la sua carica dirompente: è il crollo della separatezza in cui il lebbroso doveva, per legge, rimanere, è il crollo di ogni separatezza tra puro e impuro.

È la trasgressione della legge.

Dobbiamo confessarlo che fa un certo effetto su di noi l'immagine di un Gesù trasgressore, trasgressivo. Noi veniamo da un'educazione all'obbedienza e non alla trasgressione. Per questo, anche per questo, il brano di Marco si fa molto interessante, intrigante. E ci viene facile chiederci da che cosa veniva la trasgressione.

Secondo certi manoscritti: "Gesù, adiratosi, stese la mano e lo toccò".
Secondo altri e secondo la nostra traduzione: "Gesù, mosso a compassione, stese la mano e lo toccò".

Certo c'è un pulsare di sentimenti e di emozioni in Gesù. E il mondo dei sentimenti, delle pulsioni, delle emozioni, è un mondo che sfugge alle semplificazioni, è un mondo misterioso.
Forse, in Gesù, era l'ira della lotta contro il male, era l'ira per quelle norme segreganti che facevano del lebbroso un morto civile. Era un moto di compassione per la condizione di solitudine, di emarginazione, di morte -considerato morto- di quel povero lebbroso.

E Gesù trasgredisce: lo sconcerto e la bellezza di un Dio che trasgredisce, un Dio trasgressore. Lo fa trasgressore l'amore per l'uomo.
L'amore per l'uomo, per la donna, la compassione può fare così tumulto in te, come in Gesù, da farti superare anche la legge. È la sovversione di ogni legge che ha di mira la segregazione, l'allontanamento del diverso.

Il primato va all'uomo, alla donna, alla persona, non alla legge. Certo, sono scelte non facili: abbiamo visto da quale tumulto di sentimenti sia venuto quel gesto di Gesù: "stesa la mano, lo toccò".

E il tumulto - il tumulto dei sentimenti - nell'animo di Gesù non era finito. Un tumulto che la versione della CEI tenta di addolcire traducendo: "E ammonendolo severamente, lo rimandò e gli disse: "Guarda di non dire niente a nessuno"".

Il testo è più forte: "Ed egli, rimbrottandolo, subito lo cacciò e gli disse: "Bada di non dire niente a nessuno"".

Da che cosa questa durezza? Il Vangelo di Marco non cancella lo sconcerto: Gesù fa il miracolo, preso da compassione, e poi... rimbrottandolo lo caccia.

Noi siamo abituati all'immagine di un Gesù senza tumulti interiori, senza passioni, senza sussulti. E abbiamo anche teorizzato una vita cristiana senza tumulti interiori, senza grosse passioni, senza trasalimenti e sussulti.

Ma il Vangelo dice diverso. E non sempre spiega. Checché si voglia far credere, la vita, e ancor più il cuore degli umani, sono complicati, sono un mistero.

Rimane comunque il gesto luminosissimo di Gesù: "Stesa la mano, lo toccò".
Rimane per le chiese di tutti i tempi, per la chiesa tentata di stare lontana da quelli che sono giudicati impuri: oggi non sono solo individui, sono intere categorie, che vengono giudicate immonde, sono lebbrosi da evitare.

Rimane il gesto di Gesù: "Stesa la mano, lo toccò".

Non ha paura del contagio. Anzi è lui stesso che contagia, un contagio positivo.

È questo che avviene. Ogni volta che ci si avvicina, ogni volta che si ascolta il grido, ogni volta che ci si lascia prendere dalla compassione, ogni volta che si tocca, anche a costo di violare la legge, ogni volta che si ha il coraggio di superare le barriere e le segregazioni, esplode nel mondo un contagio buono, il contagio di Gesù: stesa la mano, lo toccò.

 

 


 
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