la parola della domenica
Anno
liturgico B |
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Gb
7,1-4.6-7 La
pagina di Vangelo che oggi abbiamo ascoltato potrebbe forse avere come
titolo: "Una giornata di Gesù". Mi
emozionava -perdonate la parola- questa immersione di Gesù nella
vita più reale della gente, in questi ritmi umani - un poco disumani
-, immerso in tutti i luoghi: la sinagoga, la casa, la strada, la porta
della città, il luogo deserto, chissà, un monte; immerso
in tutte le ore: le ore del giorno, e poi il tramonto del sole, e il mattino
quando ancora era buio. E
come è evidente, anche in questo racconto di Marco, la fatica -mi
si passi la parola- la fatica di Gesù, uguale alla nostra, nel
trovare in una vita così immersa spazi d'interiorità! Ed
è affascinante anche vedere come Gesù si inventava, e dove
li inventava, i momenti del silenzio e dell'interiorità: "S'alzò
quando ancora era buio e, uscito di casa, si ritirò in un luogo
deserto e là pregava". Sull'immersione
di Gesù vorrei ancora aggiungere che -secondo il racconto di Marco-
è un'immersione in modo particolare nell'umanità sofferente,
dolente. Non in un'umanità plaudente, non è questo il bagno
di folla che ricerca Gesù. Il suo anelito è altrove: è
passare dentro le malattie, dentro i problemi senza fine dell'umanità. La
risposta, al mal di vivere, non sta nelle dichiarazioni ecclesiastiche,
il nodo non si scioglie con le parole: la risposta è la condivisione
del male di vivere, la risposta è un Dio immerso, un Dio che sta
accanto con infinita compassione; la risposta è un amore che condivide
il male di vivere, la sofferenza degli umani. Penso
che la chiesa abbia molto da imparare, che tutti noi abbiamo molto da
imparare, noi che abbiamo teorizzato il distacco, il non mescolarci -
Roma è sacra! -, noi che abbiamo seminato il sospetto sul corpo:
lui tocca il corpo, e di una donna. |
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