la parola della domenica

 

Anno liturgico C
omelia di don Angelo per la 4ª domenica di Avvento C
secondo il rito romano



 

 

Mi 5,1-4a
Sal 79,2-3.15-16.18-19
Eb 1,1-6
Lc 1,39-48

Dio ha le sue preferenze: le letture di questa domenica di Avvento ce lo confermano, segnalano preferenze che connotano le scelte di Dio. Contrariamente a quanto facciamo noi, Dio sceglie la piccolezza. "E tu, Betlemme di Efrata, così piccola per essere tra i capoluoghi di Giuda": commenta il libro del profeta Michea. E fa eco, nel vangelo, la donna di Nazaret esclamando: "Ha guardato la bassezza della sua serva". Ha posato lo sguardo non su una virtù, l'umiltà, ma sulla "bassezza". Sconcerta questa preferenza di Dio che percorre l'Antico e il Nuovo Testamento.

Oggi il vangelo ci ricordava l'andare di Maria verso la montagna, l'andare leggero e il fermarsi a respirare. Rainer Maria Rilke così commenta in una sua commossa poesia:

Ancora le era facile l'andare, al principio,
ma nella salita a volte lo avvertiva
il suo corpo miracoloso -
e si fermava, allora, respirando, sugli alti

monti di Giuda. Non la terra, ma per lei
la sua pienezza intorno era distesa,
andando lo sentì: questa grandezza
mai sarà varcata - questa che ora percepiva.

Sui monti, dove il respiro le si era fatto corto, Maria avvertì con trasalimento che la grandezza vera - messaggio da incidere per il nostro Natale - era quell' "essere abitati". Avvertì che, ancora una volta, Dio, per i suoi strani giochi aveva fatto "cose grandi" in una serva "piccola", sovvertendo, ancora una volta - lui impenitente nella sua passione - gli abusati criteri umani di grandezza.

La grandezza, pensava la donna, dipende dall'essere abitati. Dipende da chi e da che cosa ci abita. Siamo abitati? Da chi e da che cosa siamo abitati?

Le preferenze di Dio non cambiano con il mutare dei giorni. Siamo noi che dimentichiamo. E inseguiamo nella vita altre preferenze: celebriamo, esaltandoli, i grandi della terra. Costruiamo loro troni. Anche se poi, come nulla fosse, cantiamo nelle chiese, con la donna di Nazaret, che Dio ha rovesciato i troni, "ha rovesciato i potenti dai troni".

Il Figlio di Dio ancora oggi si nasconde nel segreto e nel trasalimento del grembo, il grembo rigonfio della nostra storia.

Beati noi se avremo luce nei nostri occhi per discernere con nettezza tra rigonfiamento e rigonfiamento, tra il gonfiore sterile delle arroganze umane e il gonfiore tenero del germoglio della vita. Per distinguere con nettezza, senza rimescolamenti, tra ostentazione e ostensione, tra la ostentazione urlata delle eccellenze umane e l'ostensione silenziosa di un Dio nascosto negli umili della terra.

L'incontro, secondo l'evangelo di Luca, fu sull'uscio, l'uscio di casa. L'incontro fra donne abitate. Fu abbraccio, fu - dice ancora Rainer Maria Rilke - barcollare dell'una sull'altra, fu sobbalzare di gioia del bambino, nel grembo della donna più avanti negli anni, quella data per sfiorita.

La storia di questa visita sembra scritta per noi. È invito ai credenti, così spesso fieri di essere abitati da Dio. Maria che era abitata lo disse uscendo, andando verso la montagna, entrando nella casa della cugina in attesa da mesi.

Che il Signore è nato in te dillo visitando la casa degli uomini. Dillo con la tua vicinanza a chi è al sesto mese. Dillo tenendo la mano alla donna che trema e suda per le doglie del parto. Dillo dando coraggio a tutto ciò che sa di inizio, a tutto ciò che sa di nascita, a tutto ciò che sa di piccolo germoglio.

Inizia un amore, inizia un'esistenza, inizia un lavoro, inizia un curriculum di studi, inizia una ricerca, inizia un risveglio. È l'ora dell'inizio. La tua visita, come quella di Maria di Nazaret, faccia sussultare il bambino, il bambino che abita ogni inizio.

 

 


 
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