la parola della domenica

 

Anno liturgico A
omelia di don Angelo nella IV Domenica di Avvento
secondo il rito romano



 

 

Is 7, 10-14
Sal 23
Rm 1, 1-7
Mt 1, 18-24

Forse potremmo leggere la storia come storia degli avvicinamenti di Dio: da Abramo, dice Matteo, o da Adamo, dice il libro della Genesi, gli avvicinamenti di Dio.

L'inizio del Vangelo di Matteo, purtroppo dimenticato nella lettura liturgica, custodisce tanti nomi, una sorta di albero genealogico, l'albero di famiglia.

Ma c'è una cosa strana: tu di solito l'albero di famiglia lo risali all'indietro, per andare a scoprire il capostipite. E invece questo albero genealogico, l'albero genealogico della nostra famiglia, così raccontato come questa sera, è un albero che è proteso non indietro, ma in avanti, corre in avanti, come se quei nomi, che pure portavano il segno dell'avvicinamento di Dio, alludessero a qualcosa di lontano, portassero a un nome, Gesù, Emmanuele, "Dio con noi": il massimo dell'avvicinamento.

Qualcuno ha fatto notare che in tutta la Scrittura sacra nessuno ha osato affidare questo nome ad un essere umano.

Emmanuele, un nome rimasto senza un portatore.

Ed è un nome che ha fatto anche cattiva strada: i nazisti lo usarono come slogan: "Dio con noi", traduzione di Emmanuele. Lo gridarono e lo pretesero, mentre colpivano e sterminavano milioni di persone. Sterminare è già sacrilegio, ma dir poi che si ha Dio dalla propria parte è sacrilegio ancor più paradossale.

E invece questo nome ora ha un portatore legittimo. È il segno della vicinanza di Dio: è Gesù. In lui possiamo dire: "Dio è con noi".

Dopo quel nome possiamo mettere i nostri nomi e nessuno è escluso.
Tutti ci sentiamo guardati.

Volgi a noi il tuo sguardo, Signore.

Tutti ci sentiamo ora guardati nel segno della benevolenza, della misericordia. Perché nel grande albero, albero genealogico della grande famiglia, c'è il suo nome, che dà speranza a tutti noi.

Abbiamo ricordato l'albero di famiglia. E vorrei terminare proprio ricordando la legge sottesa all'albero di famiglia, che è la legge dell'avvicinamento: tu puoi dire "Dio con noi", avvicinandoti, nessuno escluso, perché tutti i nomi sono nel grande albero.

Possiamo dire "Dio con noi"? O non è troppo azzardato, troppo presuntuoso, non è una pretesa?

Lo possiamo dire se ci guardiamo gli uni gli altri con la stessa benevolenza, con la stessa misericordia, con la stessa compassione delle nostre fragilità con cui Lui, l'Emmanuele ci guarda .

 

 


 
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