la parola della domenica

 

Anno liturgico A
omelia di don Angelo per la 4ª Domenica del Tempo Ordinario
secondo il rito romano



 

 

Sof 2, 3;3, 12-13
Sal 145
1Cor 1, 26-31
Mt 5, 1-12

Ancora una volta Dio ha riacceso nei nostri cieli inquieti le luci delle beatitudini. Ancora una volta, nelle ore buie della nostra storia, queste beatitudini, come nube luminosa segnano un cammino.

E' vero - dobbiamo confessarlo -: la nostra stessa vita di credenti sembra così poco rivoluzionata dal fuoco che abita in queste parole.

E' vero: le parole che più risuonano - dentro e fuori la chiesa - sembrano altre: sono le parole del profitto, della carriera, dell'efficienza, della comodità, dell'intolleranza, della corsa agli armamenti, dell'interesse privato o di gruppo, ecc.

Forse è per questo che, leggendo queste parole, provi come un sussulto al cuore: ti chiedi se la semplicità, la mitezza, la giustizia, la limpidezza, la non-violenza... non siano forse tra le pagine lette nella chiesa, ma strappate nella vita.

Eppure abbiamo tutti sotto gli occhi a quale esito conduce l'aver cancellato da noi stessi un cuore da povero e averlo sostituito con un cuore da padrone. Cerchiamo di chiarire: un cuore da povero è un cuore umile, che non confida in sé stesso ma nel suo Dio. Un cuore da povero è un cuore umile che in mezzo agli altri sta con quest'unico anelito, l'anelito di poter essere utile a qualcuno: sta come colui che serve la vita degli altri, non come colui che soffoca, violenta o s'approfitta della vita degli altri.

Se nella nostra società si sono moltiplicati i segni di morte, se - come afferma un nostro amico - oggi c'è uno scialo di morte, aborto, corruzione, terrorismo, distruzione della natura, attentato alla salute della gente, droga, manipolazione della coscienza, emarginazione dell'anziano (e fermiamoci qui ... ), se oggi c'è uno scialo di morte, la causa vera, quella più profonda è nel cuore di tutti noi.

La causa vera è questo cuore da ricco, questo cuore da padrone che fa sì che io, davanti alla vita, mi metta come uno che ha da difendere il suo interesse e non da rispettare il mistero dell'altro.

Credetemi la vera battaglia è qui.

E' bisognerà pure dirlo con franchezza: la vera battaglia è precipuamente dentro di noi.

Se non cambiamo questo nostro cuore tutte le altre battaglie sono battaglie perdute: non avranno altro effetto che allungare la fila dei morti e dei feriti.

Al contrario se in te sarà veramente un cuore umile da povero, allora non oserai mettere le mani su nessuno, non oserai mani-polare o manomettere nessuna espressione, sia pur fragile, di vita. Anzi in essa riconoscerai un soffio della vita del tuo Dio e ti sembrerà di riudire quella lontana parola delle origini: "Facciamo l'uomo a nostra immagine e somiglianza".

 

 


 
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