la parola della domenica

 

Anno liturgico C
omelia di don Angelo nella 33ª Domenica del Tempo Ordinario
secondo il rito romano



 

 

Ml 4,1-2
Sal 97
2Ts 3,7-12
Lc 21,5-19

E io vorrei misurare con voi - se mi è possibile - tutto il paradosso che percorre le Scritture che oggi abbiamo ascoltato. L'annuncio "Verrà il Signore", e soprattutto i segni apocalittici con cui viene rivestito il suo ritorno, potrebbero avere come contraccolpo, il contraccolpo più normale in chi li ascolta, uno stato di permanente agitazione.

Era quello che succedeva nella prima comunità cristiana di Salonicco dove, per una falsa interpretazione, era considerata imminente la venuta del Signore.

"Sentiamo" - scrive Paolo - "che alcuni fra di voi vivono disordinatamente, senza fare nulla e in continua agitazione".

L'agitazione sembrerebbe lo stato d'animo più consono, più normale al pensiero che arriva il Signore.

E invece, se percorriamo attentamente la parola del Vangelo, ci accorgiamo che nelle situazioni caotiche e drammatiche della storia l'atteggiamento di chi attende il Signore è paradossalmente proprio il contrario dell'agitazione, della frenesia, dell'ansia.

Viene il Signore. E dunque tu non lasciarti portare di qui e di là, sta' saldo!

Non lasciarti terrorizzare, sfrutta le occasioni per rendere testimonianza. Non preoccuparti come se tutto dipendesse da te. Pensa che neppure un capello del tuo capo ti sarà toccato.

Tieni duro nella tua fedeltà al Signore e avrai salva la vita.

Dunque falsa e vera attesa del Signore.

Quella falsa la desumi, la scopri dall'agitazione, anche religiosa.

Quella vera - la vera attesa del Signore - la desumi, la scopri dal coraggio, dalla fermezza, dalla forza, dalla libertà che ti infonde.

Proprio perché il tuo cuore ha posto in Dio la sua consistenza, proprio perché il tuo cuore ha posto nel suo giorno, il giorno di Dio, il giorno decisivo, proprio per questo il cuore, pur fragile, pur non esente da trasalimenti, ha più resistenza di fronte agli accadimenti della storia, di fronte agli accadimenti che svelano - svelano drammaticamente - la provvisorietà delle cose umane, anche religiose.

Anche il tempio - sembra dire Gesù - anche il tempio di Gerusalemme, oggetto di amore passionale da parte di ogni pio credente israelita, come ogni istituzione umana ha una sua precarietà. Se tu ne fai un assoluto, quando cade il Tempio, cade la vita, cade il senso della vita e tu piombi nella disperazione.

L'ancoraggio in Dio sembra essere dunque un primo atteggiamento con cui attendere il Signore. E resistere alla grande seduzione, anche religiosa; la seduzione religiosa, in conseguenza della quale sembra che altre rivelazioni, altri messaggi siano più importanti della Bibbia, del Vangelo. Seduzione religiosa! "Guardate di non lasciarvi ingannare. Molti verranno sotto il mio nome dicendo: "Sono io" e "Il tempo è prossimo". Non seguiteli".

Lo stesso invito che noi troviamo nel Profeta Malachia.

Il Signore ha ascoltato i discorsi di alcuni israeliti sfiduciati. Dicono: "Non vale la pena di servire Dio; cosa ci guadagniamo ad osservare i suoi comandamenti? Dobbiamo congratularci con gli arroganti; i malvagi prosperano, tentano Dio impunemente".

"Non lasciatevi deviare" -dice il Signore- "sono come paglia, non resiste, brucerà".

Ma voi, voi che amate e rispettate il mio nome, voi uscirete in un'alba luminosa, fuori dai nascondigli della paura, a godere il sole e la libertà.

Non l'agitazione dunque, ma la fermezza, la resistenza.

E un altro paradosso vorrei brevemente sottolineare: l'attesa di Dio, l'attesa del "ritorno del Signore" non si coniuga con il disimpegno, con l'evasione ma con la cura della terra. Gli occhi non chissà dove, non in chissà quali fantasticherie, no, gli occhi che guardano il presente.

Che tu credi nel "ritorno del Signore", dimostralo ogni giorno, custodendo il compito che ti è stato affidato.

Ai fanatici del "ritorno del Signore", ai superagitati Paolo rispondeva rivendicando questo sano amore alla terra: "Non abbiamo vissuto oziosamente fra voi, abbiamo lavorato con fatica e sforzo, notte e giorno, per non essere di peso ad alcuno di voi."

Ai superagitati diceva: "A questi ordiniamo, esortandoli nel Signore Gesù Cristo, di mangiare il proprio pane lavorando in pace".

Altro che evasione! Mangiare il proprio pane, lavorando in pace; nell'attesa del "ritorno del Signore".

 

 


 
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