la parola della domenica

 

Anno liturgico B
omelia di don Angelo nella 30ª Domenica del Tempo Ordinario B
secondo il rito romano



 

 

Ger 31, 7-9
Sal 125,1-6
Eb 5, 1-6
Mc 10, 46-52

Non è casuale questo miracolo del cieco all'inizio della grande salita a Gerusalemme, lo strappo finale della vita di Gesù.

Il lettore del Vangelo, noi lettori moderni del Vangelo siamo avvertiti. Se siamo ciechi, se rimaniamo ciechi, non riusciremo a cogliere il senso di quello che sta avvenendo, il più grande, sconcertante evento della storia, il vero miracolo: non più un Dio placato dai sacrifici degli umani, ma il Figlio di Dio che, purché siano risparmiati gli umani, purché siamo risparmiati noi, sacrifica se stesso.

Se si è ciechi resterà incomprensibile ciò che avverrà al termine della grande salita, sul monte.

E di questo cieco c'è il nome: Bartimeo. Che bello che ci sia il nome. È come se ci fosse entrato nel cuore. Perché Bartimeo è come un battistrada: dietro ci siamo noi, ci siamo tutti noi. O vorremmo, vorremmo esserci.

Nell'episodio di Bartimeo ti vien fatto di sottolineare, quando lo leggi, i movimenti, le voci, la luce, la luce degli occhi.

Mi impressiona all'inizio il movimento. È una folla, quasi una calca in movimento, compatta, discepoli e folla: "Mentre Gesù partiva da Gerico insieme ai discepoli e molta folla...". Un po' come i raduni oceanici.

E contrasta il verbo del cieco Bartimeo. Di lui è scritto: "...sedeva lungo la strada a mendicare". Fermo!

E la calca procede, imperterrita, incurante, lo sorpassa e va.
Neanche il grido -perché di grido si tratta: "...cominciò a gridare", è scritto- neanche il grido del cieco, la ferma.

Anzi "lo sgridavano per farlo tacere": era un disturbo, un disturbo per il loro cammino dietro il Maestro. Che a qualcuno non venisse in mente - chissà - di fermarsi, di fermare il movimento!

Questo è un pericolo, quello di diventare uomini di corte, alla corte di qualcuno, dietro, senza vedere più niente al di fuori del proprio movimento, del proprio gruppo, della propria chiesuola. E se c'è una voce diversa, falla tacere. Noi andiamo...

Pensate lo sconcerto, ma anche la bellezza di questo Vangelo.
Proprio mentre i discepoli e la folla procedevano imperterriti, "Gesù si fermò": blocca il movimento, lui si ferma.

È la rivelazione di Dio, svela Dio: Dio non è, non si trova nelle immagini di un Dio che se ne sta imperterrito e che cammina imperterrito. Magari, i discepoli! Ma Dio no.

Dio è nei panni di uno che prova compassione. Questi sono i suoi panni. E la compassione lo fa fermare, anche se il movimento va.

Dio è nei panni della compassione. Ce lo ha ricordato il profeta Geremia: riconduce il suo popolo, ma i suoi occhi non sono sui vincenti, sono per il cieco e lo zoppo, per la donna incinta e per la partoriente.

È nei panni della compassione Dio: l'Iddio che "cuce vestiti di pelle" per Adamo ed Eva, nudi per la loro incredulità.

Questo fa Dio, a differenza di quelli che lo seguono, ma non si fermano presso il cieco che grida; lo seguono, ma sono i veri ciechi, non hanno colto la compassione come la vera rivelazione, il vero svelamento di Dio.

Che cosa vide Bartimeo, quando gli si aprirono gli occhi sorprendentemente?
Vide Gesù, vide la compassione. "Abbi compassione", gli aveva gridato! Vide la compassione.

Ecco, ora vorrei indugiare brevemente, prima di finire, sul cieco, su Bartimeo, sulla sua preghiera essenziale: "Rabbunì, che io abbia la vista". Era la risposta alla domanda di Gesù: "Che vuoi che io ti faccia?".

La domanda la conosciamo. L'abbiamo sentita la scorsa domenica. Domanda rivolta ai figli di Zebedeo, Giacomo e Giovanni: "Che cosa volete che io vi faccia?" (Mc 10, 51).

Ebbene, pensate quale contrasto tra la risposta dei figli di Zebedeo che cercano posti, posti d'onore... e la risposta del figlio di Timeo che chiede di poter vedere!

È come se, arrivati a questo punto del Vangelo, a noi lettori moderni Gesù rivolgesse la domanda: "Che cosa volete che io vi faccia?".

Ebbene, che cosa gli chiediamo? Quante cose chiediamo! E forse non la prima cosa: riavere la vista! La prima grazia.

A volte non la chiediamo perché pensiamo di essere sufficientemente illuminati! Pensate che con le nostre luci artificiali siamo arrivati al punto di oscurare il cielo delle nostre città, pochi anni e non vedremo più la via lattea.

Forse il primo passo è accorgerci di essere ciechi -accecati da pregiudizi e orgoglio, da meschinità- e gridare, come Bartimeo: "Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me".

 

 


 
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