la parola della domenica

 

Anno liturgico B
omelia di don Angelo per la 2ª domenica di Avvento B
secondo il rito romano



 

 

Is 40,1-5.9-11
Sal 84,9-14
2Pt 3,8-14
Mc 1,1-8

Inizio del Vangelo di Gesù Cristo: così è scritto nella prima pagina alla prima riga del vangelo di Marco.
Inizio del Vangelo di Gesù Cristo... e noi subito nel rischio di spegnere la luce della parola "vangelo" pensando al "vangelo-libro", inizio di un libro.

E invece no, più profondamente si vuol dire inizio dell' Evangelo, della buona notizia.
E già la parola "inizio" -lasciatemelo dire - è ricca di fascino, e che ci sia un inizio, la possibilità di un inizio, capite. Quando tutto sembra finire o quando tutto sembra una ripetizione, ripetizione di un copione ampiamente usato, abusato.

Se tu apri il libro -il racconto di Marco - trovi questa prima parola inizio: c'è la possibilità di un inizio, di una cosa nuova.
Inizio del Vangelo, cioè della buona notizia. Con la predicazione del Battista ha inizio una notizia buona.

Come a dire "partiamo da una buona notizia...". E' una ingenuità ed è una cattiva operazione quella di partire dalle cattive notizie, partire da visioni apocalittiche, dalle analisi crude e spietate della realtà.

Certo teniamone conto. Ma guai se la partenza fosse la cattiva notizia, partiremmo con il piede sbagliato.

Il Vangelo dunque, come dice la parola, è buona notizia, è un messaggio gioioso, in sintonia, sintonia perfetta con il messaggio gioioso che percorre tutto il Primo Testamento. Abbiamo sentito: "Consolate, consolate il mio popolo - dice il Vostro Dio -. Parlate al cuore di Gerusalemme e gridatele che è finita la sua schiavitù".

C'è una possibilità nuova.

Come il Primo Testamento, anche il secondo inizia con una buona notizia con un annuncio che deve dare speranza ai cuori, che deve suscitare gioia.
Inizio -scrive Marco - della buona notizia di Gesù. Dove "di Gesù" significa che la buona notizia è Gesù, è Lui l' Evangelo, la novità è Lui, la sua presenza.
E' come dire: da dove iniziamo?

Iniziamo da Gesù: da questa presenza che rassicuri i cuori.
In un intervento su Gesù di Nazaret, Lidia Maggi, pastora battista, ci diceva che proprio questo l'aveva sempre affascinata e ammaliata di Gesù e cioè la sua capacità, quando tutte le porte sembrano chiudersi, di aprire una via nuova, di aprire una possibilità nuova; tu puoi emergere, c'è una "chance" nuova per te.

Puoi emergere con Gesù, se inizi con Lui e da Lui.
E anche questo tema della possibilità nuova - voi lo sapete - si inserisce nel messaggio più vivo dell'Antico Testamento: Dio apre possibilità nuove, proprio quando tutto sembra sommergerti.

Le acque del Mar Rosso sono quasi un simbolo sfolgorante: un popolo in modo inatteso, e gratuito, è emerso quando era immerso.
E di tutto questo è eco anche la predicazione del Battista.

Giovanni Battista predica una immersione, un battesimo di conversione per la remissione dei peccati, immersi, per essere tirati fuori; in una novità di vita. Come a dire che per noi peccatori c'è una possibilità nuova, che si chiama remissione dei peccati: possiamo riemergere.

Il Dio dell'Antico Testamento è un Dio che porta il peccato, che perdona il peccato cioè fa misericordia, ma è anche un Dio -dobbiamo ricordarcelo - che cancella il peccato.

Azione questa, quella di cancellare che non è predicata sufficientemente da noi cristiani: noi diciamo sovente che Dio perdona il peccato ma non insegniamo alla gente che Dio cancella il peccato. Che lo cancella significa che Dio non ricorda più che noi abbiamo peccato. è estremamente forte questo. Noi magari nemmeno lo immaginiamo, ma Dio cancella il nostro peccato, dunque non lo ricorda più.

Potremmo dire che noi siamo messi in una situazione originaria come se non avessimo peccato.

Una cosa questa che può far solo Dio; ciascuno di noi può perdonare a un altro ma nessuno di noi può dimenticare che un altro ci ha fatto del male. Dio nella sua onnipotenza cancella il peccato, non ricorda più.

Sei messo in una situazione nuova, sei all'inizio. Dio apre per te una possibilità nuova.
Ecco, vorrei che ciascuno di noi custodisse nel suo cuore questa parola di speranza e di consolazione in sintonia perfetta con quello che leggiamo al capitolo 43 del libro del profeta Isaia, dove Dio parla così: "Non ricordate più le cose passate, non pensate più alle cose antiche. Ecco, faccio una cosa nuova, proprio ora germoglia, non ve ne accorgete? Aprirò anche nel deserto una strada e immetterò fiumi nella steppa".

 

 


 
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