la parola della domenica

 

Anno liturgico B
omelia di don Angelo nella 27ª Domenica del Tempo Ordinario B
secondo il rito romano



 

 

Gn 2, 18-24
Sal 127,1-6
Eb 2, 9-11
Mc 10, 2-16

Se noi leggiamo attentamente e non superficialmente questo brano del Vangelo di Marco, se andiamo a osservare con attenzione la reazione di Gesù alla domanda-trabocchetto di quei farisei: "È lecito a un marito ripudiare la propria moglie?" -e chissà perché non alla moglie ripudiare il proprio marito-, la sensazione che proviamo è questa: è come se Gesù si trovasse a disagio nelle strettoie della legge, come se Gesù non respirasse dentro la durezza, dentro la durezza del cuore e dentro la durezza della legge. È come se volesse respirare, farci respirare l'aria dell'inizio.

"Ma all'inizio" -dice- "all'inizio non fu così, all'inizio Dio li creò maschio e femmina...".

Come se dicesse: voi riducete a norme il respiro dell'inizio!

E il progetto dell'inizio era un progetto contro la solitudine: il male è la solitudine, il male vero!

È folgorante questa parola di Dio che sta all'inizio: "Non è bene che l'uomo sia solo". Questo è ciò che interessa a Dio: che nessuno si senta soffocare dalla solitudine.

E la solitudine -dice il racconto sapiente della Genesi- non è colmata dalle cose: Adamo aveva tutto. Paradossalmente quella solitudine non era colmata nemmeno da Dio: Adamo aveva Dio! E Dio è contro la solitudine.

Forse dovremmo ricordarlo, perché a volte noi finiamo per benedire la solitudine, l'angoscia della solitudine. Ma non è questo ciò che vuole Dio, non è questo ciò che sta all'inizio.

Ecco, il pericolo è proprio questo, quello di staccarci dal grande respiro dell'inizio.

Ma pensate che cosa diventa la grande emozione del "per sempre", "ti sposo per sempre", l'emozione di questa sfida: sei come uno sigillo sulla mia carne, sei così scritta sulla mia pelle, sul mio cuore, che dico: "per sempre"... Pensate che cosa diventa questa emozione del "per sempre" quando la si impoverisce, la si appiattisce a un precetto, a una casa senza nessuno che vi abita, a un guscio vuoto di respiro.

E quello che stiamo dicendo per l'indissolubilità potremmo ripeterlo per la fedeltà: la fedeltà che spesso, troppo spesso, è impoverita a "non tradire l'altro", e non invece interpretata, ricondotta -come evoca la parola- a "investimento di fiducia" nell'altro, a passione per la sua immagine, a rispetto tenero del suo volto, a scommessa sull'altro, sulla sua creatività e libertà.

Ritornare al respiro dell'inizio. E -lasciatemi aggiungere- essere fedeli ogni giorno al respiro dell'inizio.

È questo - sembra dirci Gesù - è questo che ci può evitare il rischio, il tragico rischio, di trovarci un giorno con un contenitore vuoto tra le mani.

Un prete, che da anni è impegnato anche a livello di Commissioni diocesane nel campo della pastorale del matrimonio, in un suo libro scrive: "Due sposi, nel giorno del matrimonio, non dovrebbero promettere di stare insieme per sempre, ma di tenere per sempre vivo l'amore: è questo che consente loro di crescere" (G. Borsato).

La fedeltà quotidiana all'inizio per non ricadere nella solitudine. Perché Dio non è per la solitudine.

Vorrei finire - l'interpretazione, lo confesso, è azzardata - cercando di capire questo accostamento dell'insegnamento di Gesù sul matrimonio con l'episodio dei bambini, sgridati, cacciati dai discepoli.

Perdonate se interpreto così: la solitudine non è colmata dai discorsi. A volte, spesso, è colmata dal corpo.

I discepoli pensavano che non ci potesse essere legame tra Gesù e i bambini, perché proprio non capivano niente dei discorsi, peraltro bellissimi, di Gesù.

I genitori al contrario pensavano che il legame passasse attraverso il corpo, attraverso le mani: glieli portavano i bambini perché li accarezzasse! E Gesù dà ragione a loro: la distanza non è colmata solo dai discorsi, è colmata da uno sguardo, da una carezza, da un abbraccio!

Gesù li prendeva tra le braccia ed era una benedizione.

 

 


 
stampa il testo
salva in  formato rtf
Segnala questa pagina ad un amico
scrivi il suo indirizzo e-mail:
 
         
     

 
torna alla home