la parola della domenica

 

Anno liturgico B
omelia di don Angelo nella 21ª Domenica del Tempo Ordinario B
secondo il rito romano



 

 

Gs 24, 1-2a. 15-17.18b
Ef 5, 21-32
Gv 6, 60-69

Forse è giusto sapere com'è finita.

Nelle scorse domeniche abbiamo riascoltato il lungo discorso di Gesù, dalla sinagoga di Cafarnao: nel lungo discorso Gesù si autodefiniva "il pane vivo disceso dal cielo" e della sua carne diceva che è un vero cibo, del suo sangue diceva che è vera bevanda.
Ebbene l'esito, l'esito di quella predicazione nella sinagoga, è stato a dir poco, deludente; secondo i nostri criteri umani, fallimentare. L'esito è raccontato dal brano del Vangelo di Giovanni, che oggi abbiamo ascoltato.
Fallimentare l'esito addirittura tra i discepoli: di loro infatti si parla nel brano. E pensate la tristezza di questa notazione: "Da allora" -pensate, proprio dopo quella predicazione, predicazione di Gesù- "da allora molti" -molti: è scritto- "se ne andarono indietro e non camminavano più con lui".

Perché ?
Perché -dicevano-: "questa parola è dura, chi può ascoltarla?".
Ma come? -dice Gesù- "Le mie parole sono spirito e vita". E voi le giudicate insopportabili? Dure e pesanti semplicemente ad ascoltarle? La tua parola è dura! Chi può ascoltarla?.

Può succedere anche a noi. Succede anche a noi, che non siamo meglio di quei primi discepoli. Anche a noi succede a volte di trovare incomprensibile la Parola di Dio, di Gesù, non è tutto così facile, e non è tutto così risolto. C'è qualcuno che dice che la Parola di Dio spiega tutto. Ma questo appartiene all'ingenuità dei fanatici, che non si sono ancora accorti che la Bibbia è piena, piena di domande.
Di qui la tentazione di andarsene.
"Forse anche voi volete andarvene?".

Non so se ha colpito anche voi questo verbo, più volte ripetuto nel Vangelo di oggi, un verbo che dice, con un'immagine viva, non pallida, che cos'è la fede: il verbo "andare", "camminare".
Riascoltiamo: "Da allora molti dei suoi discepoli se ne andarono indietro e non camminavano più con lui. Disse allora Gesù ai dodici: "Forse anche voi volete andarvene?". Gli rispose Simon Pietro: "Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna"".

Noi abbiamo di molto impoverito l'immagine della fede, identificandola prevalentemente in un insieme di parole, di dichiarazioni, di proclamazioni. È pallida questa immagine, dice poco, a confronto di quella evangelica: andare dietro Gesù o andare indietro? La mia vita è andare dietro Gesù o andare indietro? "Non camminavano più con lui...": cammino con lui? Il mio è un vero camminare con lui? Dove sono?

A volte ti chiedi come è possibile: il giorno prima a celebrare Gesù, a osannare Gesù e il giorno dopo, dove siamo? A osannare chi? Ci rendiamo conto?
Ma non abbiamo detto: "Tu solo hai parole di vita eterna"? Ma ci rendiamo conto? Ci rendiamo conto di dove siamo? Siamo finiti dietro "altro" da Gesù.
Mentre la fede dice no. No dietro ad altro, dietro ad altre parole: Tu solo hai parole di vita eterna. Ma da chi andremo? Alla corte di chi? Alla corte di nessuno!

Ecco, misuriamo la fede, non sulle parole, ma sul verbo andare. Lo guardo, la guardo e nel cuore mi dico: quello è un uomo, quella è una donna che cammina con lui, cammina con Gesù. Onora -questo è il punto- onora nella sua vita le parole di Gesù. È uno, è una che ci crede: crede che le parole di Gesù "sono spirito e vita"!

E in effetti -confessiamolo- ogni volta che apriamo il Libro, apriamo il Vangelo, è come una boccata d'aria fresca dentro l'afa, l'afa pesante dei soliti discorsi scontati che brillano per la loro ovvietà, sfioriti in un giorno, impalliditi in una settimana.

"Le mie parole sono spirito e vita". C'è dentro un vento, un vento creatore, che ti rigenera, che suscita energie nuove, che apre cammini.
Come è bello pensarlo in questi giorni di ripresa, di ripresa della nostra vita quotidiana, dei nostri impegni quotidiani.

Non facciamolo stancamente, con l'afa dell'oppressione: Custodiamo nel cuore parole che sono vento creatore, che danno entusiasmo, che danno passione.

E tu, Signore, guardaci dal pericolo. Dal pericolo di essere qui oggi a celebrare le tue parole e di ritrovarci poi nella vita a osannare e celebrare altre parole. Perché "solo tu hai parole di vita eterna".

 

 


 
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