la parola della domenica

 

Anno liturgico C
omelia di don Angelo nella I Domenica di Quaresima
secondo il rito romano



 

 

Dt 26,4-10
Sal 0
Rm 10,8-13
Lc 4,1-13

"Fu condotto dallo Spirito nel deserto...." E' la parola che apre la Quaresima.

Leggendola credetemi mi è rimasta nel cuore come una nostalgia: che anche noi potessimo dare verità a questa parola, che di me, di ciascuno di noi si potesse dire quest'anno, fu condotto dallo Spirito nel deserto. Dipende anche da noi, dipenderà anche da noi lasciarci condurre in questa terra di interiorità. Non opponendo resistenze. Resistenze allo Spirito. Potremmo trovare tanti alibi e anche tante motivazioni, per un certo verso plausibili, perché i problemi che oggi ci assediano, ci chiedono di restare nelle città, sono tanti e sono gravi e occorre vigilare. E' poi così vero. Ma forse qui sta l'equivoco: che trascurando l'invito della Quaresima, che è l'invito al deserto, all'interiorità, saremo più vigilanti nella Società?

Ricordo la parola forte di uno che certo non potrebbe essere accusato di evasione dai problemi dell'uomo e della città dell'uomo, Don Primo Mazzolari. "Il mondo" diceva "si muove se noi ci muoviamo, si muta se noi ci mutiamo, si fa nuovo se l'uomo si fa nuova creatura, si imbarbarisce se scateniamo la belva che è in noi. L'ordine nuovo comincia se qualcuno si sforza di diventare un uomo nuovo." La Quaresima va in questa direzione: e dunque? Mi lascerò condurre dallo Spirito nel deserto? "Dove fu tentato per quaranta giorni dal diavolo...": è scritto. Essere tentati, o, se volete, essere messi alla prova.

Forse, anche a proposito di "tentazioni", c'è un equivoco da sfatare: che l'essere figli, figli di Dio, ci mette al riparo dalla tentazione,dalla prova: l'elezione a figli non ci mette al riparo. Non siamo meglio di Gesù, il figlio amato. Anche lui tentato! Essere figli ed essere tentati! Anche Israele - le tentazioni di Gesù sembrano ripercorrere quelle di Israele anche Israele chiamato figlio, in Egitto :"Dirai al Faraone: dice il Signore: Israele è il mio figlio primogenito". Chiamato figlio e, subito dopo, tentato, tentato nel deserto. Così anche noi figli e tentati, tentati,messi alla prova, messi alla prova per tutta una vita; perché quaranta è il numero per dire una vita. Tentati! Eppure oggi -confessiamolo- sembra che non esistano più tentazioni o che la tentazione più non ci riguardi. Quasi fossimo diventati figli maggiorenni, maggiorenni e immuni. E questo fa pensare: non sarà - mi chiedo - che questo sia dovuto a una sorta di impallidimento della coscienza, a uno svigorimento della tensione dello Spirito? Non siamo figli immuni, immuni dalla tentazione.

Benedetto questo tempo di Quaresima che ci fa in qualche modo tornare al deserto. Mi sono tornate più volte in questi giorni al cuore le parole del profeta Osea, le parole di un Dio innamorato,parole dell'innamoramento di un Dio. Eccole: "Ecco lo attirerò a me lo condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore. Là canterò come nei giorni della sua giovinezza come quando uscì dal paese d'Egitto"(Os 2,16-17) Forse è vero che non cantiamo più come nei giorni della nostra giovinezza, forse è vero e questa è una spia del nostro peccato che il nostro cuore denuncia qualche stanchezza; che la vita -la mia vita- si è come appesantita,ha perduto di intensità di vibrazione, di entusiasmo. E' avvenuto come un logoramento, un invecchiamento. Che Dio ci attiri e ci conduca nel deserto. E parli al nostro cuore.

Già altre volte dicevamo che il testo ebraico dice: parli sul nostro cuore, parlare sul cuore è il segno dell'intimità. Sono tanti quelli che parlano,sono pochi quelli che parlano sul tuo cuore. Lascia che in questa Quaresima Dio ti parli sul cuore. E continua il profeta: "le toglierò dalla bocca i nomi del Baal, che non saranno più ricordati."(Os. 2,19) Ecco, Dio ti libererà dai Baal, cioè da coloro che esercitano su di te un diritto di proprietà: l[;B; ((ba'al) in ebraico significa signore, padrone, uno che ti compra. Ti compra - ecco il Vangelo d'oggi - ti compra con il pane, con l'ambizione, ti compra con il miraggio del potere. Ma, in pratica, ti fa schiavo, ti fa cadere alle sue ginocchia. "Tutto ti darò, se prostrandoti mi adorerai." Importante questo messaggio per un tempo come il nostro in cui è urgente vigilare, ritirarci nel deserto dell'interiorità e nel silenzio smascherare tutto ciò che si va profilando all'orizzonte come attentato alla nostra libertà.

Ci aiuti Gesù, icona limpidissima della libertà: lui che non si è lasciato comprare né dal pane, né dall'ambizione, né dal miraggio del potere: ha adorato solo Dio, Lui, terra della più pura libertà.

 

 


 
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