la parola della domenica
Anno
liturgico B |
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Re 4, 42-44 Per alcune domeniche la liturgia si stacca dal Vangelo di Marco, per dare spazio al miracolo dei pani e al discorso di Gesù nella sinagoga di Cafarnao, nella versione del Vangelo di Giovanni. E già all'inizio del nostro brano è rintracciabile una suggestione. La suggestione sta in quel "altra riva": "Gesù andò all'altra riva del mare". "Dopo queste cose": dice il testo. Che cosa era successo prima? Erano trentotto anni che il paralitico aspettava un'opportunità di guarigione presso la piscina miracolosa. Ma c'era sempre uno che riusciva a scendere nella piscina prima di lui. E
Gesù lo guarisce, lo rialza. Ma è giorno di sabato. E Gesù "andò all'altra riva del mare", come se non ne potesse più di quelle meschinità, di quelle visioni ristrette, di quell'aria asfissiante, come se avesse bisogno di un'aria finalmente respirabile, di un'altra riva, di un'aria nuova. Forse dovremmo chiederci se qualche volta anche i nostri ambienti, per i discorsi che si fanno, non facciano sognare a qualcuno, non solo a Gesù, un'altra riva del mare. E veniamo ora al segno dei pani. Ed è lui, Gesù, come sempre, ad accorgersi: "Alzati gli occhi, Gesù vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: "Dove possiamo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?"". E c'è un ragazzo che ha cinque pani d'orzo e due pesci. C'è un particolare nel Vangelo di Giovanni: i pani sono d'orzo. Come d'orzo erano i pani offerti da uno sconosciuto al profeta Eliseo, erano una primizia. Infatti l'orzo matura prima del grano. Pani di primizia, i pani d'orzo. Non sono i pani di una scorta: c'è una scorta sovrabbondante e dunque puoi sbilanciarti anche a dare qualcosa. No, sono le prime cose, via quelle non c'è più niente. Era
quello che succedeva al ragazzo del vangelo: dati a Gesù i cinque
pani d'orzo e i due pesci, non gli rimaneva più niente. Pani d'orzo,
pani di primizia anche i suoi. Stiamo
andando -non so se siete d'accordo con me, ma sento il rischio- verso
una società con molte cautele, dove ci si muove ma solo se c'è
un corrispettivo, se c'è un ritorno. Vorrei,
a questo riguardo, sottolineare anche l'invito di Gesù: "Raccogliete
i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto". Avanzarono dodici
canestri, così come ai tempi di Eliseo, dei venti pani d'orzo e
di farro, mangiarono e "ne avanzò secondo la parola del Signore". Ma l'invito a raccogliere i "pezzi avanzati" sembra custodire un altro messaggio: il dono di Dio, i beni non vanno sprecati, non vanno sperperati, sono un dono e un dono non va buttato. È
un invito a riconoscere la sacralità del dono: siamo fuori, molto
lontani dalla mentalità del "consuma e getta", tanto
"le cose sono mie e ne posso fare quello che mi pare e piace". E
finisco sottolineando la conclusione del racconto: "Ma sapendo che
stavano per venire a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo
sulla montagna, tutto solo". La profezia gli si addice, nessuno ha mai parlato a nome di Dio come lui. Ma dal potere temporale, da tutto ciò che circonda il nome di re scappa lontano, rifiuta, rifiuta il potere temporale. Così dovrebbe essere la chiesa. Quanti arzigogoli, quante contorsioni mentali per difendere un potere che Gesù ha rifiutato. Non il potere, dunque, ma la profezia. Non le nostre parole, ma la parola di Dio. |
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